Come nasce la Pasticceria Lio?
Iniziamo dal nome.
Lio.
Molti chiamano “Lio” il pasticcere,
pensando che, narcisisticamente, avesse dedicato la pasticceria a se stesso.
Non è così, anche se al pasticciere, Rodolfo, piace molto essere chiamato in questo modo.
“Lio”, in realtà è il nome di un’altra persona.
Lio era il babbo di Rodolfo, LIONETTO GHELARDINI. Una persona straordinaria, che io, Anna Nicoletti ho avuto la fortuna e l’onore di conoscere.
Purtroppo Lionetto vide solo il progetto e i nostri sforzi per poter aprire una pasticceria, ci lasciò l’anno prima, 2009. Noi abbiamo inaugurato a giugno 2010.
Quando fu il tempo di dare il nome alla nostra “creatura” Rodolfo mi disse che aveva pensato a “Lio”.
Chiamavo sempre mio suocero con questo diminutivo, da buona meridionale, mi sembrava troppo lungo, uno spreco di tempo, ? come “Massimiliano e Ugo” nel film di Troisi.
Lio, breve e conciso. E cosi fu fatto.
Quell’11 giugno del 2010 non lo dimenticheremo mai, e nemmeno tutti i mesi precedenti.
Non è stato un capriccio aprire un’attività a 53 anni Rod e 44 io.
Rodolfo, che non aveva mai avuto problemi a trovare lavoro, da quando aveva iniziato a 14 anni, si ritrovò ad essere invitato a trovarsi un nuovo lavoro, la vigilia di Natale. Non fu un bel Natale.
Io lavoravo come contrattista alla piaggio da 5 anni, senza una prospettiva di futuro, negli anni in cui la crisi economica sembrava un macigno, ma che in realtà si dimostrò essere un sassolino. Il peggio era da venire.
Ci rimboccammo le maniche e ci imbarcammo in questa avventura, scommessa, sfida, chiamatela come vi pare.
Iniziammo a bussare a tutte le porte (banche), e non c’era “trippa per gatti”, insistemmo, e bussammo ancora.
Intanto Rodolfo continuava a lavorare, per un anno il suo titolare lo tenne a part time, per darci modo di trovare un’altra soluzione di vita. UN SIGNORE. Ancora oggi dopo 10 anni c’è grande rispetto e collaborazione su ogni fronte.
A gennaio del 2010 andammo a visitare il SIGEP ( Salone Internazionale Gelateria e Pasticceria) a rimini.
Pensavamo di farci un’idea di cosa si poteva fare.
Arrivammo nel parcheggio della fiera e intorno a noi c’erano solo SUV e macchioni di ogni genere.
Noi con la macchina sostitutiva che ci aveva dato la Renault (nel giro di una settimana si erano scassate definitivamente tutte due le nostre auto, una matiz e un Kangoo, tanto da dover decidere di comprare una dacia Sandero a gas, che ci ha onoratamente accompagnato fino al 2019.
L’esperienza al Sigep fu abbastanza “angosciante”.
A ogni stand che chiedevamo informazioni ci chiedevano “ma voi che attività avete?”
E noi “ancora nulla, Vorremmo aprire una Pasticceria Gelateria”
Ci guardavano tutti con aria distaccata, dai nostri vestirti, non firmati, si percepiva pure che eravamo con un catorcio di macchina e senza soldi da spendere.
“L’abito non fa il monaco” Non e’ vero, a volte lo fa apparire tale.
Andammo via dalla fiera delusi e scoraggiati. Le banche non ci davano credito, e tutto ci sembrava un’utopia, un sogno irraggiungibile.
Ci fermammo al primo autogrill, avevo bisogno di qualcosa, scesi solo io dalla macchina.
Entrai, avevo solo il portafogli con me; appena misi piede dentro, la prima cosa che mi venne avanti agli occhi fu l’espositore dei nomi di persona, quei gadget che nemmeno guardi mai. Come a ostacolarmi, come a farsi vedere per forza. Un nome spicco avanti a tutti gli altri. TERESA. Un nome che mai avevo visto in quegli espositori, che mai ho più rivisto negli anni successivi, un nome che non usa nemmeno più.
Mi colpì quel nome, “TERESA”. Teresa era la mamma di Rodolfo, che io non ho mai conosciuto.
Rientrando in macchina Rodolfo mi porse il cellulare, mi avevano cercato,
erano le 17:30, fuori era buoi e freddo,
era l’Unicredit, una delle poche banche che ci aveva dato una speranza.
Richiamai immediatamente,
dall’altra parte rispose Wiliam P, la persona che seguiva la pratica.
“LA VOSTRA RICHIESTA È STATA ACCETTATA, passate domani per i documenti”.
Abbiamo pianto e riso in quel parcheggio di autogrill. Il viaggio di ritorno è stato surreale. Come un film.
E da li è iniziata la nostra nuova vita da imprenditori.
Diciamo la mia vita da imprenditrice.
Rodolfo negli anni 80 aveva già avuto un bar pasticceria a Pisa, in via S. Maria, ma che aveva ceduto nel 90, tornando a lavorare da dipendente poteva stare più tempo con la sua bimba, prendersene cura dopo il divorzio. Avere orari flessibili era una sua priorità. Adesso la bimba è cresciuta, è diventata un ottimo Medico Veterinario e lavora all’estero. ?
PS. Sono la sua seconda moglie ?
Da fine gennaio all’11 di giugno del 2010, giorno dell’inaugurazione è stato tutto un susseguirsi di fatiche emozioni contrattempi etc;
il 2-3 giugno 2010 io, Anna, e Rodolfo abbiamo ottenuto la qualifica di “OPERATORE DELLA RISTORAZIONE all’ISTITUTO ALBERGHIERO PACIOTTI di Pisa.
Mi ero dimenticata di dire che per tre anni abbiamo studiato al serale per avere una “ CARTA” che attestasse qualcosa.
Il fatto che Rodolfo insegnasse la pasticceria, sfoglia, frolla, creme etc etc ) all’insegnante di cucina è solo un piccolo particolare. In realtà quei tre anni sono stati molto importanti, ci hanno preparati sotto tutti gli aspetti ad affrontare poi l’impresa LIO
Il 4 giugno siamo partiti per il sud, Castellabate, il mio paese. La comunione di mia nipote. Non potevamo mancare. Durante il viaggio si lavorava col telefono. Ordinare materiale per iniziare a produrre, la carta, i prodotti per il gelato, elettricista, l’imbianchino. Un caos.
Il 7 giugno eravamo a finire i lavori al locale
Il 10 giugno c’erano: imbianchino, elettricista, idraulico e il tecnico del gelato a preparare la vetrina e Rodolfo a preparare i biscotti.
Il giorno 11 alle ore 16:00 è venuto il prete a benedire, ma è stata una formalità;
in realtà la benedizione l’avevamo avuta già da tanto, abbiamo avuto sempre i nostri angeli custodi a guidarci e a sostenerci.
E siamo ancora qua dopo dieci anni. Con le difficolta, come un po’ tutti in questo momento di Pandemia
ma siamo qua.
Determinati, fiduciosi, e sereni.
Ho rimesso mano al sito; www.pasticceria-lio.it
Sto creando una vetrina virtuale, visto i tempi.
E ho riscritto anche CHI SIAMO.
Ma forse sarebbe meglio dire: DA DOVE VENIAMO E DOVE ANDREMO.
Il futuro ci aspetta.
Ps. Dimenticavo la persona più importante; mia figlia Giuditta
che ci è sempre stata accanto, che ha lavorato con noi, che ha sofferto con noi che ha gioito con noi in questi anni e che adesso è diventata una MAMMA FANTASTICA con una famiglia meravigliosa.
Sono diventata una nonna Imprenditrice ?
Un giorno scriverò il sequel di questa bella storia.
Non è una promessa. E’ UNA MINACCIA?
12/01/2021